ITALIA – Fino a 10 anni fa, appena finiti gli studi, il sogno di ogni giovane era quello di trovare il posto fisso. Un’occupazione lavorativa che garantisse uno stipendio sicuro ogni mese.
Era importante farsi assumere da un’azienda il prima possibile con la speranza di restarci fino alla pensione… ma qualcosa è cambiato.
Come già successo oltre-oceano, il concetto di posizione lavorativa inizia a virare verso la voglia di libertà. Oggi i più scaltri ambiscono ad occupazioni che diano la possibilità di arricchire e differenziare le proprie competenze, senza sentirsi vincolati dal brand per cui lavorano.
Ma perchè questo cambio di direzione?
Cosa è che ci ha sempre spinto a cercare l’assunzione a tempo indeterminato? Sicuramente un fattore chiave è la paura di rimanere disoccupati e non potersi sostenere economicamente. “Una volta che trovo un lavoro non lo lascio più!”
Le aziende sono sempre più pressate dalle tasse e se possono cercano di non assumere. Questo comporta un grande dislivello tra l’offerta e la richiesta di occupazione. E’ normale volersi sentire “sicuri” quando non c’è tanta scelta.
La globalizzazione per il mondo del lavoro
Grazie alle innovazioni tecnologiche come internet ad alta velocità, efficienti sistemi di videoconferenza, tool e software per la gestione dei processi e soprattutto la nascita di nuovi servizi sia per le aziende che per l’utente finale, non si è più limitati a cercare lavoro vicino casa.
L’evoluzione è a nostro favore. Un tempo la scelta era limitata nel cercare lavoro a pochi chilometri dalla propria abitazione e poi con l’espandersi dei mezzi di mobilità (treno, automobile, aeroplano), si è potuto optare al lavoro da pendolare a distanze più elevate.
Adesso il raggio di ricerca si è esteso a tutto il mondo! Questo è un bene sia per chi cerca che per chi offre lavoro. Le connessioni tra imprenditore e professionista non sono più limitate dalle distanze geografiche. Questo semplicemente vuol dire maggiore libertà di scelta.
Dato che la frase “qui non c’è lavoro” sta pian piano perdendo di significato (al limite possono mancare le competenze), si è meno pressati dalla paura di non trovare un capo che ti assumi e ti tenga con se fino a che i capelli non ti diventino bianchi.
C’è adesso spazio per pensare alla propria crescita professionale e soprattutto a diversificare le competenze. Se sei un tipo tenace, puoi provare a lavorare due anni per un’azienda vicino casa, poi scegliere di cambiare e lavorare per un altro anno da remoto per un’impresa giapponese, seguire progetti saltuari da freelancer e magari più avanti diventare tu stesso un imprenditore.
Sempre meno gente ambisce al lavoro a tempo indeterminato, sempre più gente ambisce al lavoro che la rende felice.