Introduzione
Quando ci si trasferisce all’estero a lavorare c’è sempre molta confusione su quali imposte versare e a chi versarle per non pagare due volteoppure per non incorrere in sanzioni. Se non sei iscritto all’AIRE o ti sei iscritto solo recentemente, devi assolutamente leggere questo articolo.
Se avete problemi con il fisco o con il sistema sanitario o con il sistema pensionistico, il problema sarà solo vostro e costerà caro.
Quando si chiama il commercialista di fiducia, spesso le risposte sono evasive, incomplete e talvolta del tutto sbagliate.
Perchè è importante
Oggi gli stati comunicano tra di loro e si scambiano i dati per evitare ogni forma di evasione fiscale; se sei residente in Italia, i redditi che percepisci all’estero e i dati dei tuoi conti correnti bancari saranno a disposizione dell’Agenzia delle Entrate italiana. Questi controlli possono fare scattare accertamenti e sanzioni elevate anche se hai sbagliato in buona fede.
Anche la Brexit per il caso UK naturalmente avrà delle conseguenze, https://claritygroup.it/brexit-uscita-regno-unito-unione-europea
Che tu abbia stipendio, case, attività commerciali o rendite di vario tipo, il problema ti riguarda e va affrontato.
Non mancano risorse in rete sull’argomento. L’unico problema è che richiedono una certa conoscenza legale e tributaria non alla portata di tutti i lettori.
Questo è il motivo per cui ho deciso di prendere tutto quello che ho imparato e scriverlo in questo articolo che è frutto del lungo tempo impiegato a fare ricerche sul web, a parlare con professionisti nel campo della fiscalità internazionale, a leggere la convenzione contro le doppie imposizioni, le sentenze della Corte di Cassazione, aver contattato la stessa Agenzia Delle Entrate, aver chiesto consulenze legali specifiche e ad aver letto un’infinità di articoli e norme (spesso poco comprensibiliche portano solo al pulsante -> “Chiedimi una consulenza” che per la semplice chiaccherata ti chiede centinaia di euro).
Durante questo lungo viaggio alla ricerca di un professionista ho incontrato di tutto: persone che mi hanno chiesto 2000€ pur non sapendo dirmi se dovevo o non dovevo fare la dichiarazione in Italia (immagina quelli che invece lo dicevano con certezza), professionisti che dopo essersi mostrati disponibili non si sono fatti più sentire e molto altro. Il rischio più grosso ad affidarsi al primo che passa (paradossalmente anche uno studio con doppia sede Italia/UK) è che il consulente non conosca approfonditamente le normative per calcolare correttamente le tue imposte e che, quindi, per evitare rischi, ti fa pagare anche più del dovuto.
Alla fine ho incontrato l’Avv. Benedini di Clarity Group(alessandra.benedini@claritygroup.it) che mi ha chiarito parecchi punti cruciali che ho sintetizzato e semplificato più sotto. Se vuoi passare direttamente alla tua dichiarazione, fatti pure una chiaccherata con l’Avv. Benedini.
Se invece vuoi capire i meccanismi della tassazione dei tuoi redditi esteri, continua a leggere l’articolo tenendo a mente che io non sono un professionista e non mi assumo la responsabilità per quanto sotto riportato che potrebbe essere leggermente diverso dalla tua situazione specifica.
Innanzitutto, non tutti coloro che lavorano all’estero si trovano nella stessa identica situazione. Ci sono:
- lavoratori che lavorano in Italia per società straniere
- lavoratori che lavorano solo per una stagione fuori dall’Italia e poi tornano a casa
- lavoratori che lavorano stabilmente all’estero ma risultano ancora residenti in Italia (es. non iscritti all’AIRE)
- cittadini italiani che vivendo e lavorando all’estero, vi trasferiscono la propria residenza
- frontalieri che lavorano all’estero ma tornano a dormire a casa loro ogni sera/ ogni settimana e che possono avere delle agevolazioni (una franchigia sui primi 7500€ di reddito da lavoro dipendente e addirittura un esclusione totale della tassazione in Italia se lavorano in alcuni cantoni della Svizzera e risiedono in un comune che si trova in una fascai di 20km dal confine)
Come funzionano le imposte sui redditi in Italia?
Devi sapere che se ufficialmente risulti risiedere ancora in Italia, qualunque tuo guadagno deve essere dichiarato e tassato in Italia(secondo il principio del World Wide Taxation) salvo particolari situazioni che sono contenute nei trattati che l’Italia ha firmato con gli altri paesi per evitare le doppie imposizioni (https://www.finanze.gov.it/opencms/it/fiscalita-comunitaria-e-internazionale/convenzioni-e-accordi/convenzioni-per-evitare-le-doppie-imposizioni/)
Se su quel guadagno hai già pagato delle tasse all’estero, non importa, devi ugualmente fare la dichiarazione dei redditi in Italia che ti permetterà di considerare le tasse già pagate nel calcolo delle tasse italiane. In alcuni casi, la convenzione per quello stato può decidere che le tasse le devi pagare solo in Italia e quindi è lo stato estero a doverti rimborsare.
In Italia, sul tuo reddito ovunque prodotto pagherai delle tasse (che sono spesso più alte di quelle che paghi all’estero) e sono:
- IRPEF in percentuale al tuo reddito da un minimo del 23% ad un massimo del 43%. Via via che il reddito cresce la percentuale aumenta (fino a 15000 paghi al 23%, da 15.000 a 28.000 paghi il 27% e cosi via)
- Imposte varie come le addizionali IRPEF regionali e comunali, le imposte sostitutive su redditi che derivano da investimenti finanziari all’estero, le imposte sugli immobili o sui conti correnti o depositi titoli che hai all’estero (IVIE, IVAFE)
- Contributi previdenziali INPS che si pagano per farti avere una pensione nazionale come quella dei tuoi nonni o dei tuoi genitori. In questo caso, se lavori all’estero non paghi l’INPS in Italia ma paghi i contributi pensionistici nello stato nel quale ti trovi, a meno che non è un distacco temporaneo all’estero.
Quando si presenta la dichiarazione in Italia e quando si pagano le tasse?
A giugno/luglio si calcolano le imposte sui redditi dell’anno precedente (se siamo nel 2019 vedi quelle del 2018) e gli acconti sui redditi dell’anno in corso (qui cerchi di prevedere quanto guadagnerai l’anno successivo e pagherai una parte di quello che dovresti pagare l’anno successivo).
Se nel 2019 sai per certo che guadagnerai di meno che nel 2018, puoi non versare gli acconti, ma se guadagni di più, l’anno dopo dovrai pagare delle sanzioni.
La dichiarazione italiana si presenta telematicamente annualmente entro settembre. Quest’anno (2019) anche fino a novembre.
In Italia è tutto chiaro. Ora decido di andare in un altro Paese, cosa succede?
Quando realizzi che vuoi partire, cominci a cercare lavoro. Magari vai da un parente o da un amico e cominci a distribuire curriculum. Poniamo che ad esempio vai in Gran Bretagna, facile da raggiungere e piena di connazionali.
A questo punto una delle procedure più importanti è l’iscrizione all’AIRE(Anagrafe Italiana Residenti all’Estero) curata dal Consolato Italiano. È obbligatoria se decidi di rimanere all’estero per un periodo maggiore di 12 mesi. Idealmente dovresti farla entro i primi 90 giorni dall’espatrio, ma nella realtà si dovrebbe fare il PRIMO giorno che sei all’estero con il contratto pronto da firmare.
L’iscrizione all’AIRE rende ufficiale il fatto che tu non vivi più in Italia ed è fondamentale per non essere più costretto a pagare le tasse in Italia. Se non ti iscrivi all’AIRE, non puoi provare che vivi realmente fuori, quindi è come se tu vivi in Italia e devi continuare a pagarci le tasse regolamente.
C’è una multa se non faccio l’iscrizione all’AIRE? No
Come fare l’iscrizione all’AIRE? Puoi andare al Consolato oppure farlo online: https://serviziconsolarionline.esteri.it/ScoFE/index.sco
Quali svantaggi comporta l’iscrizione all’AIRE? Non avrai piu diritto al servizio sanitario italiano (non avrai più il medico di base, nè esenzioni per determinate patologie, il pagamento ridotto di medicinali/ticket) e sarai costretto a versare l’IMU su casa tua in Italia (visto che non sarà più la tua abitazione principale), ma non perderai nessun diritto come cittadino italiano (come il diritto di voto).
Quali vantaggi derivano dall’iscrizione all’AIRE? Non sarai tenuto a pagare le tasse sul tuo stipendio inglese in Italia e avrai diverse agevolazioni annesse.
Ebbene sí, non iscriversi all’AIRE significa non dire allo Stato che vivi in un altro paese e quindi l’Italia, se da un lato ti dà tutto quello che ti ha sempre dato (l’assistenza sanitaria), dall’altro chiede tutto quello che ha sempre chiesto: le tasse sui tuoi redditi.
Per sintetizzare:
- Vivi in UK e NON sei iscritto all’AIRE: paghi le tasse in Italia anche se in UK il tuo datore di lavoro le ha già pagate trattenendole direttamente dal tuo stipendio: nella dichiarazione che presenti in Italia devi ricordarti di far valere il credito per le imposte che il tuo datore di lavoro ha pagato in UK. Dimostrando di pagare le imposte in UK e di vivere lí, potresti avere diritto al sistema sanitario nazionale inglese NHS.
- Vivi in UK e sei iscritto all’AIRE: non devi preoccuparti di pagare le imposte in Italia sui redditi che hai fatto in UK esclusivamente nel caso in cui ti trovi in UK per più d 183 giorni anche non consecutivi.
Che succede se non sei mai stato iscritto all’AIRE e non hai mai dichiarato nulla?
Se non hai presentato la dichiarazione dei redditi in Italia, la cosa migliore che puoi fare è un ravvedimento volontario che ti permetterà di avere diversi vantaggi, come il fatto di considerare le tasse che hai già pagato in UK (se ti beccano paghi per intero). Purtroppo lo puoi fare esclusivamente se il ritardo massimo è di 90 giorni (quest’anno per esempio va per il 28 febbraio 2020). Se invece l’hai già presentata (perchè avevi altri redditi) ma non hai inserito il reddito estero, avrai la possibilita di integrarla quando desideri. Più aspetti, più paghi.
Se ti arriva un controllo, non potrai più far valere le tasse che il tuo datore di lavoro inglese ha già pagato per te (e sono tanti soldi).
Alcuni punti importanti da sapere:
- Se sei iscritto all’AIRE ma hai casa in Italia, famiglia in Italia e non riesci a dimostrare di avere il centro dei tuoi interessi all’estero, l’Italia penserà che in realtà vivi in Italia e hai spostato la residenza solo per fare il furbo. Ovviamente sei tenuto a dimostrare la buona fede, sopratutto nel caso in cui ti sposti in determinati “paradisi fiscali” dove la tassazione è molto più bassa. Se vai ad esempio alle Isole Vergini, in Belize o alle Barbados per risparmiare sulle tasse, o sei un super esperto o ti conviene viverci davvero e trasferire in quel Paese tutti i tuoi interessi (la famiglia, la tua attività lavorativa, la tua abitazione dove puoi dimostrare di pagare l’affitto, le bollette etc.).
- Se risiedi davvero all’estero ma non ti sei iscritto all’AIRE, non puoi farci niente, devi pagare le imposte in Italia anche sui tuoi redditi esteri (salvo che le convenzioni contro le doppie imposizioni dicano qualcosa di diverso)
- Se risulti iscritto all’AIRE dopo il 2 luglio 2019 o comunque per meno di 183 giorni in un anno, sei considerato ancora residente in Italiaper tutto il 2019. Il reddito di lavoro dipendente percepito all’estero in tutto l’anno dovrà essere dichiarato e tassato in Italia con il riconoscimento del credito per le imposte pagate/trattenute all’estero.
- Se non ti sei iscritto all’AIRE ma hai comunque soggiornato all’estero per più di 183 giorni in un anno, potrebbe spettarti tuttavia un agevolazione, cioè la tassazione in base ad una retribuzione convenzionale, e non al reddito da lavoro effettivamente percepito, ma solo se svolgi un’attività che rientra in un determinato settore economico previsto in un decreto ministeriale emesso ogni anno (per il 2018 vedi il seguente link: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/01/18/18A00281/sg)
L’AIRE in UK impiegava mesi se non anni a confermare la tua richiesta di iscrizione. In quel periodo dove la richiesta era pendente tu risultavi residente in Italia. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, con il recente decreto Brexit (finalmente) il Consolato farà valere la tua residenza estera a partire dal giorno in cui fai la richiesta (quindi, in teoria, puoi stare sereno se la fai dal primo giorno che lavori in UK)
Succo della storia e conclusione
Se vi traferite all’estero e pensate di rimanerci per un periodo abbastanza lungo, fate immediatamente l’iscrizione all’AIRE.
Se invece rimanete all’estero per poco (meno di 183 giorni in un anno anche non consecutivi), ricordatevi l’anno successivo di presentare la dichiarazione dei redditi in Italia includendo anche i redditi esteri e indicando il credito per le tasse già pagate nell’altro stato dal datore di lavoro estero.
Chiunque sia il professionista a cui vi rivolgete, assicuratevi di comunicare cui lui via email cosi da avere sempre le informazioni a portata di mano e trasmettergli tutta la documentazione (anche quella che a voi non sembra importante) con una descrizione precisa della vostra storia (se siete sposati, se avete case, se avete figli, se avete conti correnti e tutto il possibile). Ogni dettaglio può essere cruciale per farvi fare una dichiarazione corretta e magari scoprite di avere agevolazioni che non sapevate di avere.
Da normali dipendenti probabilmente non avete mai sentito parlare di deduzioni e detrazioni tranne che nei telegiornali per noiose notizie economiche. In questi casi, e in molti altri, queste due cose le amerete.
Deduzione: è una spesa che riduce il tuo reddito da tassare (donazioni, contributi previdenziali etc.). Per esempio se prendi 20.000€ lordi all’anno, ma versi 2000€ di contributi, l’IRPEF non viene calcolato su 20.000€ ma su 18.000€ (e se consideriamo una media di IRPEF al 25%, il 25% di 2000 sono 500€ di tasse che non devi pagare e sono soldi ).
Detrazione: è una spesa che ti permette di ridurre direttamente la tassa da pagare. Se fai una spesa particolare (ad esempio delle spese mediche o veterinarie o assicurative o per la scuola dei tuoi figli), una percentuale di questa spesa (in genere il 19%) si sottrae dalle imposte dovute e dunque ne versi di meno (poco o tanto che siano, è sempre un risparmio!)
Perchè le amerete? Perchè a fine anno, quando dovete calcolare quanto le imposte, le detrazioni e le deduzioni avranno di fatto ridotto le tasse che dovrete pagare allo Stato.
IMPORTANTE: Questo è un articolo divulgativo sulla mia ricerca ed esperienza personale, pertanto ogni responsabilità da azioni derivanti dalle informazioni scritte qui non è appellabile a me o a questo articolo in nessun modo.
IMPORTANTE: Per quanto sia ingiusto il fatto che l’AIRE abbia impiegato anni ad iscrivervi, per lo stato italiano risultate in Italia, e quindi siete obbligati a dichiarare e pagare. Se siete in buona fede e vi arriva una multa o un controllo e volete fare ricorso, assicuratevi che il professionista sappia ESATTAMENTE come muoversi e che possibilmente lo abbia già fatto.
Purtroppo questo è il tipo di cose per il quale se non vi preoccupate oggi, domani ci sarà qualcun altro a farvene preoccupare, quindi siate sempre in regola ed informati.
Se ti serve una mano, contattami pure oppure rivolgiti direttamente all’Avv. Benedini ( alessandra.benedini@claritygroup.it )
Questo articolo l’ho ripreso dal mio articolo originale su Medium (https://eu-galioto.medium.com/lavoro-allestero-e-tasse-in-italia-la-guida-6be283b0b956)
Spero che il mio articolo ti sia piaciuto, a presto!